LE FORME DI PRODUZIONE SUCCESSIVE |
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NELLA TEORIA MARXISTA . 1960 . 1980
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PROLUNGAMENTI EUROPEI DELLA VARIANTE ASIATICA Da oggi a ieri e viceversa Nel testo italiano sulle Forme inseriamo qui gli undici capitoli che seguono per poter meglio distinguere tra le tre varianti della forma secondaria, in ispecie tra l'antico-classica e la germanica, che sono particolarmente difficili da distinguere poiché contengono entrambe il dualismo tra la parcella individuale e l'ager publicus (dominio collettivo). Utilizzeremo questa volta a titolo di esempio il metodo proposto da Marx per lo studio dei fenomeni storici: "La società borghese è la più complessa e sviluppata organizzazione storica della produzione. Le categorie che esprimono i suoi rapporti e che fanno comprendere la sua struttura, permettono di penetrare al tempo stesso nella struttura e nei rapporti di produzione di tutte le forme di società passate, sulle cui rovine e con i cui elementi essa si è costituita, e di cui si trascinano in essa ancora residui parzialmente non superati, mentre ciò che in quelle era appena accennato si è sviluppato in tutto il suo significato. L'anatomia dell'uomo dà la chiave per l'anatomia della scimmia. Invece, ciò che nelle specie animali inferiori accenna a qualcosa di superiore può essere compreso solo se la forma superiore è già conosciuta. L'economia borghese fornisce così la chiave per l'economia antica" [1]. Formalismo e divenire vivente Una stessa appropriazione capitalistica nella produzione è retta, nelle sovrastrutture giuridiche che plasmano lo spirito e l'atto del rapporto di proprietà – ossia l'intervento di ritorno sull'economia –, ad esempio dal diritto romano in Italia e dal diritto consuetudinario germanico in Germania, Non si tratta di due diversi capitalismi, ma di tradizioni di un passato differente che, per definizione, gravano sulle mentalità e sui comportamenti della società borghese, in cui, secondo l'espressione dì Marx, il morto afferra il vivo. La fondamentale distinzione tra il diritto romano e quello germanico sta nel fatto che il primo riconosce oltre al diritto d'uso, quello d'ABUSO dell'oggetto di proprietà, cioè considera il proprietario padrone assoluto degli oggetti da lui posseduti e in diritto teoricamente di distruggere il suo bene; ad esempio irrigare il suo campo con acqua salata, sterilizzandolo, come i romani fecero, dopo averla bruciata, sul suolo di Cartagine [5]. Attuali ripercussioni di un passato ormai compiuto Le sovrastrutture si ricollegano alle tradizioni del passato per pesare sugli spiriti e far prevalere, a profitto delle classi dominanti, negli interventi sulla base economica, il passato sul presente e l'avvenire; esse testimoniano la più alta esperienza raggiunta da una comunità o da una nazione. Così l'Italia è e resta, come pure gli Stati Uniti, un paese di schiavisti nati. La donna e i bambini sono posti sotto l'autorità del patriarca e, nel capitalismo, la disoccupazione femminile non fa che aggravare ulteriormente questa sottomissione. Engels stabilisce il seguente paragone: "Il Romano considera la fedeltà coniugale largamente garantita dal potere di vita e di morte che egli aveva sulla moglie (chiaramente legato al diritto, d'abuso del proprietario. N.d.T.) ... Invece, tra i Tedeschi le donne godevano di un'alta considerazione ed avevano un notevole influsso anche negli affari pubblici, il che contrasta direttamente colla dominazione dell'uomo nel matrimonio monogamico" [10].A Roma la forma schiavista, che subisce il produttore al livello dello strumento di produzione, ha fatto dell'artigiano un meteco che abita fuori della città propriamente detta senza alcun diritto politico di cittadinanza. Nella Germania feudale, di contro, l'artigianato era altamente considerato; fu questa l'epoca d'oro del lavoro: le differenze tra i rapporti di produzione nel passato spiegano le diverse reazioni dei popoli latini in confronto a quelli germanici. Il cattolicesimo, ad esempio, è più italiano, mentre il protestantesimo è più germanico o meglio capitalista all'inizio. Il primo è formalista, ha riti e cerimonie [11]: il peccatore va a confessarsi, finge di pentirsi e può poi ricominciare a peccare – donde l'attitudine doppia, ipocrita. Il protestantesimo fa di ogni fedele il prete di se stesso ed esige che la teoria sia coerente alla prassi: esso piega e disciplina gli spiriti. I tedeschi sono così un popolo di teorici. Un secondo esempio: le tradizioni schiaviste rendono il corpo oggetto di proprietà e di dominio delle classi oziose al potere, e in Italia il padrone non si accontenta di disporre delle ore di lavoro e della forza lavoro, ma vuole anche dominare il corpo dei suoi subalterni. Così il padrone italiano trova del lutto normale, come un borghese che ha dei domestici, chiavare i suoi dipendenti – uomini, donne e bambini. Gli infortuni sul lavoro sono più numerosi in Italia che altrove. Il padrone se ne frega dei lavoratori quanto l'imperialista americano dei popoli di colore: è prezioso solo quel che è raro, mentre gli esseri umani brulicano ovunque, soprattutto nelle regioni povere. Insomma, in Italia si sottomette il corpo mentre si permette alla testa di dire e pensare a piacimento. Le idee non sono conseguenti. Un buon trafficante le compra sul mercato ed esse si modellano secondo i bisogni dell'acquirente. In Germania i corpi passano in secondo piano e non vengono considerati, poiché "è sufficiente" orientare gli spiriti nel senso utile alla collettività, cioè al capitale. Vediamo così i due lati complementari del mondo borghese rappresentati in Italia dall'arbitrio e dal dispotismo sfrenato del capitale, e in Germania dall'ordine sistematico ed efficiente. Il fascismo totalitario è nato in Italia e in Germania, come dispotismo sui corpi e sugli spiriti – e gli USA, essendo il paese capitalistico più sviluppato, ne hanno ripreso l'intera eredità. Se la Germania è il paese dell'organizzazione, l'Italia è quello dell'arte. Lo schiavo, se ha un bel corpo, si vende meglio sul mercato e la sua sorte sarà probabilmente più leggera. In questa giungla sociale si è dunque sensibili ai vantaggi individuali. Ai giorni nostri l'estetica è un modo per fregare il prossimo: poco importa la qualità del prodotto, purché sia bello e ben presentato. Al contrario, la Germania pubblicizza le qualità utili, tecniche, della sua produzione. Nella sua evoluzione, il capitalismo parte, per così dire, dalla forma di dominazione ancora personale delle forme preborghesi, per giungere alla forma sociale organizzata, sistematica ed efficiente, della produzione e della vita sociale: il capitale senile si spersonalizza con le società anonime, i trust, i cartelli, ecc., sebbene l'arbitrio e il dispotismo corporale trovino ancora posto nella sempre più mostruosa evoluzione di questo modo di produzione ormai sorpassato. La forma "italiana" prevale soprattutto nei paesi capitalistici poco sviluppati, mentre quella tedesca s'impone nelle metropoli superindustrializzate. L'Italia di oggi fa sempre più parte di entrambi, industrializzandosi, e non può superare né il suo passato, né gli inizi del capitalismo, quando il borghese era padrone assoluto della sua impresa e dei ... suoi dipendenti. |
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D'altronde, se il prodotto non viene ripartito alla conclusione del processo di lavoro, secondo l'apporto di ciascun fattore della produzione, ma viene appropriato dal proprietario, essendo gli operai semplicemente salariati, è perché nelle forme preborghesi il padrone della terra era proprietario di tutto, del prodotto, degli strumenti, dei produttori e della terra. Chi lavora riceve a malapena i mezzi di sussistenza per vivere.
Alla fine del capitalismo il tipo di proprietà assoluta del diritto romano tende così a diventare anonimo – diciamo germanico – ma unicamente per quel che riguarda i mezzi di produzione, il prodotto. Il capitale se ne frega della proprietà, quel che gli importa è il plusvalore. I migliori clienti del padrone possono essere anche i suoi operai che sono liberi e devono pure partecipare al consumo e al godimento (certo solo nelle metropoli capitalistiche). Il tipo di proprietà approda allora al diritto consuetudinario tedesco, non formalista. Il produttore non è più un puro e semplice oggetto di appropriazione. La proprietà da personale diventa sociale e il totalitarismo del capitale sugli uomini diventa più pesante. Siamo al fascismo, cioè al dominio borghese sui corpi e sugli spiriti. Radici in un lontano passato Vediamo ora in qual modo le attività sovrastrutturali della società borghese trovino origine e modello nei vecchi modi di produzione, giacché il capitale si appoggia al passato per dettare i propri comportamenti, non potendo evolvere contemporaneamente alle forze produttive, riformarsi e trasformarsi cioè al punto da rendere superflua qualsiasi rivoluzione intesa a colmare lo iato tra modo di produzione e modo di distribuzione o d'appropriazione. Parcella e demanio pubblico nella forma secondaria Nella variante asiatica la dualità del piccolo possesso e delle grandi opere (lavori d'irrigazione, ad esempio) è mediato dal possesso collettivo tramite appartenenza alla comunità. La variante antico-classica lega la proprietà allo Stato politico che ha assorbito in sé la comunità primitiva: quindi chi perde la proprietà personale perde i suoi diritti politici (sociali) e la proprietà sui beni pubblici. È rovinato e cacciato fuori dalla nazione. Presso i Germani non ci si alza ancora a questo livello di proprietà, ma il possesso mediato dalla comunità è legato al fatto economico dell'utilizzazione o dell'appropriazione della terra sotto forma di parcella individuale (o familiare) e di demanio pubblico. Si è possessore o Germano in quanto si utilizza e lavora la terra. Il possesso diviene piuttosto usufrutto che proprietà privata con il diritto d'abuso. Al demanio pubblico si partecipa sul piano economico e produttivo: raccattando legna nella foresta comune, pascolando le proprie vacche sui prati comuni, utilizzando le strade pubbliche, combattendo per difendere beni di tutti, partecipando alle assemblee per intervenire negli affari pubblici [12]. All'inizio le tradizioni sono dunque la concertazione comunitaria, l'organizzazione razionale delle attività, le necessità pratiche della produzione e della vita in comune. Mentre a Roma il rapporto è politico, presso i Germani esso è economico. A Roma i proprietari detengono il potere, e la proprietà è assoluta – ed essi trasferiscono il dominio che hanno sulle cose, sugli uomini, donde il diritto assoluto, d'abusare persino, di cui soffriranno i produttori-schiavi [13]. Il diritto giuridico di proprietà soppianta, in tal modo, le esigenze economiche eclissando perfino il valore d'uso, l'utilità delle cose, a vantaggio del valore di scambio mediato dal denaro, supremo mezzo di espropriazione delle masse. La forma di distribuzione prende qui il sopravvento sull'interesse delle forze produttive, e di fatto i patrizi se ne fregano della produzione, in cui essi non degnano metter piede. Forma di produzione e rivoluzione Consideriamo ora lo schiavismo domestico della variante asiatica che si è alzato allo schiavismo nel processo di produzione in Grecia e a Roma, ossia lo stesso sviluppo della forma secondaria. Questa analisi – mettendo in luce come è nato il lavoro forzato della prima società di classe – permette di comprendere meglio da cosa è costituito l'attuale lavoro salariato e in generale il rapporto capitalista che lo implica, e di spiegare gran parte degli attualissimi fenomeni del mondo borghese [18]. Questi processi dell'inizio delle società di classe come della loro fine si sono realizzati in opposizione alle condizioni comuniste di produzione, che essi implicano come propria negazione: i due programmi antagonisti delle società di classe e della società senza classi vi si leggono dunque in filigrana a ogni passo.
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[1] Cf. Marx, Grundrisse, Introduzione, cap. 3, su Il metodo della economia politica.
[2] Cf. Marx, Dissertazione dottorale discussa a Jena nel 1841: Differenza tra le filosofie naturali di Democrito e Epicuro in generale. [3] Nel nostro testo abbiamo considerato in primo luogo la forma antico-classica che è evoluta nello schiavismo, e poi quella germanica, che, benché non abbia raggiunto l'elevato livello economico della prima (e neppure della variante asiatica), ha assicurato il passaggio delle acquisizioni di tutta la forma secondaria al feudalesimo. Non è stata quindi una mancanza di "civiltà" a provocare la decadenza di Roma e il ritardo dell'Oriente – al contrario. In realtà, nella forma secondaria i rapporti non erano ancora abbastanza sviluppati per provocare una differenziazione sufficiente delle strutture e delle classi che permettesse a una di esse – come la borghesia nel feudalesimo o il proletariato nel capitalismo – di essere una classe contemporaneamente in e fuori di queste società, per assicurare, a partire dalle sue contraddizioni interne, il trapasso alla forma superiore. [4] Cf. Engels, La marca, nota nell'ultima pagina (Zurigo 1883), in Storia e lingua dei Germani. [5] Cf. Il programma rivoluzionario della società comunista elimina ogni forma di proprietà del suolo, degli impianti di produzione e dei prodotti del lavoro. Cf. Il programma comunista N. 17, 1958, cap. Proprietà ed usufrutto. [6] Oggi l'incapacità delle classi dirigenti italiane a gestire razionalmente e organicamente l'economia si è ancora estesa, dialetticamente, fino agli affari politici, all'amministrazione dello Stato. Oggi non si parla più solo di malgoverno, ma di non-governo. E di fatto, come la borghesia italiana ha abdicato nelle mani di Mussolini poi dell'invasore americano, non le resta più in proprio che il compito di un potere locale che sbriga la polizia e l'ordine pubblico, mentre il centro imperialista telecomanda tutti gli altri – in particolare l'economia dei paesi dipendenti del resto del mondo. [7] Il fatto che il marxismo sia nato in Germania e che questo paese sia stato a rimorchio per l'instaurazione di tutte le forme di produzione di classe, lascia pensare che il proletariato tedesco – con le tradizioni non formali ma al contrario adattate al cambiamento continuo – avrà un ruolo particolarmente importante nella rivoluzione comunista. Non a caso noi vediamo proprio in Germania il centro nevralgico dell'imminente rivoluzione proletaria nelle metropoli sviluppate. L'abilità italiana, con la sua arte di realizzare la teoria nella pratica, vi giocherà anch'essa il suo ruolo. Nella sua prefazione italiana al Manifesto, Engels non ha forse previsto un nuovo Rinascimento – vero, questa volta – con un Dante proletario che noi vediamo nel partito rivoluzionario nato a Livorno e continuato dalla sua ala sinistra che salvò il programma comunista nello nello sfacelo della Terza Internazionale e la degenerazione di Mosca? [8] Dopo il periodo eroico della grande migrazione di popoli nel IV secolo e la conquista dell'Impero romano da parte dei barbari germani, la Germania, vuotata della sua sostanza, declinava (nel preciso momento in cui nasce il feudalesimo). L'Impero germanico fu restaurato con Carlomagno a partire dalla Francia, da cui essa non fu tagliata che imperfettamente dal trattato di Verdun (843)", cf. Engels, Note preparatorie alla "Guerra dei Contadini". [9] La legislazione di Mosè condanna quasi il lavoro. L'introduzione del sabato, in cui "chiunque lavorerà sarà condannato a morte" (Esodo, 31, 14) e in cui "chiunque raccoglie legna verrà lapidato" (Numeri, 15, 36), testimonia l'orrore per il lavoro muscolare di un popolo consacrato, fin dalle sue origini, all'allevamento del bestiame. Lo stesso schiavo aspira ad un dolce ozio allorché spezza le sue catene. Già Mosè incoraggia piuttosto il commercio che non l'artigianato e, in questo senso, il popolo ebreo è partecipe, alla sua nascita, della forma secondaria che vede il lavoro ridotto in schiavitù, cioè umiliato e degradato. Notiamo che il settimo giorno festivo testimonia che le forze produttive erano già abbastanza sviluppate allora per permettere la sussistenza per un giorno senza lavorare, la riproduzione delle condizioni esistenti essendo assicurata. Cf. Du Mesnil-Marigny, Histoire de l'economie politique, cap. sulla Giudea. [10] Cf. Engels, l'Origine della famiglia, cap. II, La famiglia. Se si parla tanto d'amore in Italia è in maniera completamente mercantile e monetaria, nel senso in cui il denaro comanda le merci in una bottega. È un mezzo per dominare l'altro carnalmente fottendolo. [11] I popoli germanici sono contemporaneamente i popoli più giovanili e più barbari, i latini i più carichi di storia e "civilizzati". Ciò si legge ad esempio nella religione: il cattolicesimo è pieno di riti formali, di pompa e di salamelecchi. La natura umana vi è complessa e sinuosa, come il mercantilismo che unisce i contrari negli scambi.Il protestante è senza rito, che è ulteriore, più profondo: è la religione del capitale che spinge il dovere e il rigore fin dentro gli spiriti e i cuori. [12] Il famoso senso dell'organizzazione dei tedeschi affonda indubbiamente le radici in un remoto passato, nel fatto che la forma di possesso, piuttosto che di proprietà, della parcella e della marca (dominio pubblico) era legala alla gestione o all'uso razionale della terra e degli strumenti di produzione. Siccome le terre demaniali o comunali erano a disposizione di chi le usava per un adeguato sfruttamento, questo servizio escludeva l'abuso proprio perché non conosceva che un uso che non intaccava la ricchezza fondamentale. Ora, ciò implicava il controllo di tutti membri della comunità, il che esigeva che l'uso fosse giustamente ripartito tanto per il lavoro richiesto, la parte di demanio concessa, che per la parte del prodotto ceduta al singolo. Insomma, è tutto un problema di ripartizione e d'organizzazione tecnica in un accordo generale. Questa gestione collettiva conforme alle esigenze reali favorisce lo spirito comunitario, sempre onnipresente, mentre il diritto di abuso romano è manifestatamente legato all'individualismo, alla Persona, padrona e signora di se stessa. |
[13] Il diritto di abusare delle cose possedute manifesta una chiara ideologia e prassi di classe, e ha radici e ramificazioni nei rapporti sociali in generale, e non soltanto nel Codice giuridico. Lo si trova, per esempio, non appena una funzione, nella divisione del lavoro sociale, si autonomizza, sì che i detentori di tale funzione possono esercitare una pressione, o addirittura un ricatto – abusare – nei confronti dei loro mandanti che divengono degli amministratori e persino dei sudditi. Benjamin Constant spiega che la morale delle prime semplici religioni, del feticismo iniziale, era costituita da regole salutari ai corpi e agli spiriti, una sorta di codificazione dell'esperienza accumulata dalla comunità e conservata da alcuni (i preti) a profitto di tutti Ora, quando i preti divennero una casta o un clan sclerotizzato, aprirono la porta agli abusi e all'arbitrio, inventando, ad esempio, strane regole di condotta: "All'inizio il politeismo greco è in generale estraneo ai doveri fittizi. Per contro, nelle religioni sacerdotali, l'uomo è imbavagliato dai comandamenti e divieti arbitrari ... Non avendo più il diritto di consultare la propria coscienza, non è mai certo di non aver offeso la divinità". E la religione cattolica raccomanda oggi, di conseguenza: "Signore perdonami dei peccati che non conosco" (Salmi, 19, 13).
[14] Valendosi del loro titolo di proprietà sanzionato dallo Stato in virtù di un contratto giuridico di prestito, i patrizi, malgrado non esercitassero alcuna funzione economica nella produzione, in ispecie agricola, espropriarono i loro compatrioti annettendosene le terre che facevano poi amministrare da schiavi, cui il lavoro – indegno di un patrizio – era riservato. [15] Dato che nei rapporti borghesi il lavoro è salariato, il capitalista quando agisce come dirigente, realizzatore del prodotto nella circolazione, come finanziario che anticipa il capitale, ecc, non lavora e non riceve quindi salario. Proprio per questo, Marx dice che esso è ozioso in senso economico. Ciò non osta a che egli svolga le funzioni - o le faccia svolgere da altri - del capitale, e prelevi per questo il profitto, che è deduzione -ì sul prodotto del lavoro dei produttori. Le funzioni e le loro spese sono dunque deduzioni del prodotto dei salariati produttivi. [16] La concezione secondo cui il lavoro avrebbe delle virtù in sé, perché utile, efficiente e proficuo a tutti, è profondamente radicata in Germania proprio per le sue tradizioni non schiaviste. Questa concezione acquista credito anche in larghi strati operai soprattutto in periodo di riflusso rivoluzionaria Essa costituisce la base dell'operaismo diffuso dalle classi dominanti, del riformismo e del fascismo o nazionalsocialismo. Questo operaismo è ugualmente diffuso dai sindacati opportunisti che pretendono che si debba col lavoro accrescere l'insieme della torta prima di rivendicarne una parte maggiore. Esso trionfa sotto questa stessa forma nell'economismo dei paesi anglosassoni dove la collaborazione di classe si fa a partire dagli interessi economici con una svalutazione delle rivendicazioni politiche e rivoluzionarie: cf. Lenin, Che fare? L'operaismo lusinga i lavoratori, ne esalta la condizione e perpetua così i rapporti salariati di sfruttamento – il che lascia in piedi tutte le strutture fondamentali del capitale, e dunque i privilegi delle altre classi, tra cui le più infette sono proprio quelle che vengono ritenute le più nobili e sublimi: medici, professori, artisti, ingegneri, ecc. Ora, alla fine del capitalismo, tutte le funzioni economiche sono svolte da salariati che "lavorano" tutti, mentre la macchina soppianta sempre più il lavoro muscolare, per la somma gioia dell'aristocrazia operaia che non ha occhi che per l'economia. Le tradizioni "germaniche" divengono allora l'ideologia dominante delle metropoli supersviluppate del capitalismo, tra le quali aspira allinearsi anche l'Italia borghese, che oscilla tra la concorrenza con i capitalismi sviluppati e i continenti di colore attardati. [17] Così il capitalismo italiano, che ha radici profonde nella più sviluppata forma schiavista della storia umana, ha appena utilizzato questa esperienza per concludere un grosso affare: il governo cinese che affitta a distanza 400.000 dei suoi soggetti per la più grande felicità della industria italiana e gli "scambi fruttuosi" con il "socialismo". Nelle forme sorpassate, il "genio inventivo" o meglio l'affarismo degli italiani scopre nuove soluzioni per l'imperialismo in generale. Bell'esempio di utilizzazione dell'esperienza passata, riattualizzata nelle odierne sovrastrutture dello Stato per gli interessi immediati del capitale. [18] Con lo schiavismo è nato il deprezzamento e la degradazione del produttore, mentre i privilegi economici e sociali vanno alla classe degli oziosi, il capitalismo ha completamente rovesciato, nella distribuzione e nell'ideologia, la norma secondo cui tutte le ricchezze sono prodotte dal lavoro, per far prevalere il criterio secondo cui quanto più un operaio si sfianca nella produzione e quanto più la sua giornata lavorativa è lunga e mal pagata, tanto più egli è schernito e non considerato, mentre, dall'altra parte, quanto meno una attività è faticosa e quanto più è breve, quanto meno esige sudore e sforzi e tanto più è pagata ed è elevata nella gerarchia delle funzioni della società Insomma, quanto più duramente si lavora, tanto più si è in basso nella scala sociale. La scienza e le arti servono ai furbi per procurarsi privilegi privati, prelevati su quanti sono nella produzione e vi creano le ricchezze. [19] Cf. nel nostro prossimo volume: Schieramento delle forze gigantesche in urto nell'attuale crisi, la cartina sul Prolungamento schiavista della forma asiatica che ne illustra, nello spazio se non nel tempo, lo sviluppo.
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